Turandot Arena di Verona

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A partire dal 27 giugno, Turandot di Giacomo Puccini salirà sul palco sotto la sapiente regia di Franco Zeffirelli.

L'imponente produzione cinematografica di Franco Zeffirelli riproduce la Cina imperiale grazie alle sue imponenti scenografie e alle grandi scene di folla, ed è arricchita dai sontuosi costumi della costumista giapponese Emi Wada, vincitrice dell'Academy Award. Tutto contribuisce ad esaltare l'atmosfera del dramma degli enigmi per eccellenza, dove la vita stessa è a rischio e la risposta è nell'amore che scioglierà il cuore gelido della protagonista. La principessa Turandot, che si rifiuta di essere sedotta da qualsiasi uomo, gioca con la vita dei suoi pretendenti, certa che nessuno vincerà la sua sfida. Solo Calaf riuscirà davvero a conquistare il cuore di Turandot e superare così la distanza che tiene la principessa lontana dal vero amore.

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ATTO I

Turandot è la bella, ma crudele, figlia dell'imperatore Altoum.

È il tramonto a Pechino. Dall'alto di una parete del Palazzo Imperiale un mandarino annuncia al popolo l'editto di Turandot. Dice che sposerà qualsiasi corteggiatore di sangue blu riuscirà a risolvere i tre indovinelli che escogita. Coloro che falliscono saranno decapitati. Come gli altri che l'hanno preceduto, anche il principe di Persia ha fallito la prova e sarà eseguito quando la luna sorgerà.

Tra la folla all'esterno del palazzo, c'è un vecchio che è accompagnato dal suo fedele schiavo, Liù. E' Timur, ex re dei Tartari, ora in esilio e praticamente cieco. Nel tumulto cade a terra. Liù supplica aiuto e un giovane si precipita da loro, spingendosi tra la folla. Ecco il principe Calaf, figlio di Timur. Anche lui è fuggito dalla loro patria e sta viaggiando in incognito per non destare sospetti. I due uomini si incontrano di nuovo dopo tanto tempo. Timur racconta come Liù lo ha aiutato durante il suo esilio. Il principe riconosce la sua gratitudine e le chiede perché si è dedicata così tanto a suo padre. Lei risponde con dolcezza disarmante che un giorno, molto tempo fa, suo padre le aveva sorriso e da allora, da allora, lei lo ha segretamente amato.

Intanto, la folla sadicamente incita gli uomini del boia, aspettando con crescente impazienza che la luna illumini il cielo, ma quando il principe di Persia viene finalmente portato sul patibolo, vedendo quanto è giovane e bello, la loro ferocia cede il passo alla pietà e chiedono il perdono. Calaf maledice Turandot per la sua crudeltà ma il suo grido muore rapidamente sulle sue labbra mentre vede la principessa apparire sul balcone per un breve momento, tempo sufficiente a confermare con un gesto imperioso la condanna a morte. Colpito dalla sua bellezza, decide di conquistarla e si mette al lavoro per risolvere gli enigmi.

Timur e Liù cercano di dissuaderlo, e anche i tre ministri imperiali, Ping, Pang e Pong, provano tutto ciò che è in loro potere per farlo cambiare idea. Ma Calaf è determinato. Esorta Liù, che cerca disperatamente un'ultima volta di convincerlo a rinunciare, a prendersi cura del padre. Poi invoca spontaneamente per tre volte il nome di Turandot, colpendo il gong tre volte, annunciando così il suo desiderio di essere messo alla prova.

ACT II

In un padiglione accanto al Palazzo Imperiale, Ping, Pang e Pong ripercorrono sia il protocollo matrimoniale che quello funebre in attesa della sfida di questo principe sconosciuto. Stanchi della crudeltà di Turandot e delle innumerevoli morti causate dai suoi indovinelli, i ministri si rilassano e raccontano nostalgicamente i ricordi di una vita felice del passato ed esprimono il desiderio di tornare nelle loro case di campagna. Il ronzio dei preparativi a palazzo li riporta rapidamente alla realtà: la cerimonia degli indovinelli, che probabilmente si concluderà con l'ennesima pena di morte, sta per iniziare.

Nel grande cortile del palazzo, l'antico imperatore è seduto sul trono in cima ad una monumentale scalinata circondata da tutta la sua corte. Tre volte, con voce debole, chiede al principe sconosciuto di rinunciare alla sfida; tre volte Calaf rifiuta ostinatamente. Ma poi appare Turandot. Bella, imperturbata, spiega perché è così feroce e perché odia gli uomini. Migliaia di anni fa, uno dei suoi antenati è stato stuprato e ucciso da un re straniero e ora, per espiare quel crimine di tanto tempo fa, mette i suoi pretendenti a questa crudele prova, certa che nessuno di loro l'avrà mai. Un'ultima volta invita il giovane ad arrendersi, ma ancora una volta si rifiuta e la prova va avanti.

Il principe sconosciuto risolve i tre indovinelli uno dopo l'altro, dando le risposte giuste: speranza, sangue, Turandot. La folla applaude, acclamandogli il vincitore. Umiliata, la principessa implora il padre di salvarla dalle braccia di uno straniero di cui non conosce nemmeno il nome, ma l'imperatore le ricorda la sacralità dell'editto. A questo punto è Calaf che la libera da questa costrizione a condizione che risolva anche un enigma: prima dell'alba deve scoprire il suo nome e da dove viene. Se lei ci riesce, lui è pronto a morire.

ATTO III

E' notte. Nei giardini del palazzo si sentono le voci degli araldi che annunciano il decreto di Turandot: nessuno in città deve dormire finché non si scopre il nome del principe sconosciuto. Calaf aspetta senza paura che l'alba sorga, sicuro che il suo amore vincerà, alla fine. I tre ministri irrompono sulla scena e prima con promesse, ma poi con minacce cercano di strappargli il segreto. Dopo l'ennesimo rifiuto, un gruppo di guardie porta Timur e Liù, picchiati e sanguinanti; dopo averli visti in compagnia del principe, sospettano di conoscere il suo nome. Prima di Turandot, Liù dichiara di essere l'unica che conosce il suo nome ma, per amore, non lo divulgherà. La principessa la fa torturare ma lo schiavo non si arrende. In ammirazione Turandot le chiede dove trova tanta forza. Liù risponde che viene dall'amore e aggiunge che presto, anche lei - anche Turandot - brucerà con la stessa fiamma. Poi, temendo di tradire il suo segreto sotto tortura, prende un pugnale e si pugnala da sola. La morte di Liù scuote profondamente tutti.

Calaf e Turandot rimangono soli insieme. Spinto dalla forza dell'amore, si avvicina risolutamente a lei. Lei cerca di respingerlo ma lui riesce a baciarla sulla sua bocca e così facendo, è come se si rompesse un incantesimo: Turandot vive un'emozione a lei finora sconosciuta, un sentimento capace di sciogliere il suo cuore di pietra. Si rende conto di averlo amato fin dal momento in cui lo ha visto per la prima volta. Solo ora il principe rivela il suo vero nome: Calaf, figlio di Timur, e aggiunge che, se lo desidera, può ancora mandarlo a morire.

Poco dopo, davanti all'imperatore, ai dignitari e a tutto il popolo, Turandot dichiara di conoscere finalmente il nome dello straniero: il suo nome è Amore.

Programma e cast

TURANDOT
Oksana Dyka
13, 19, 26 agosto 02 settembre

Anna Netrebko
04, 07, 10 agosto

IMPERATORE ALTOUM
Carlo Bosi
04, 07, 10, 13, 19 agosto

Chris Merritt
26 agosto 02 settembre

TIMUR
Ferruccio Furlanetto
04, 07 agosto

Riccardo Fassi
10, 13, 19, 26 agosto 02 settembre

CALAF
Yusif Eyvazov
04, 07, 10 agosto

Murat Karahan
13 agosto

Gregory Kunde
19 agosto

Yonghoon Lee
26 agosto 02 settembre

LIÙ
Maria Teresa Leva
04, 07 agosto

Ruth Iniesta
13, 19, 26, 10 agosto 02 settembre

PING
Gëzim Myshketa
04, 07, 10, 13, 19 agosto

Biagio Pizzuti
26 agosto 02 settembre

PONG
Matteo Mezzaro
04, 07, 10, 13, 19, 26 agosto 02 settembre

PANG
Riccardo Rados
04, 07, 10, 13, 19, 26 agosto 02 settembre

MANDARINO
Youngjun Park
04, 07, 10, 13, 19, 26 agosto 02 settembre

Arena di Verona

L'Arena di Verona è un anfiteatro romano situato nel centro storico di Verona, icona della città veneta insieme alle figure di Romeo e Giulietta. Si tratta di uno dei grandi fabbricati che hanno caratterizzato l'architettura ludica romana ed è l'anfiteatro antico con il miglior grado di conservazione, grazie ai sistematici restauri realizzati dal seicento ad oggi.

Durante il periodo estivo viene utilizzato per il celebre festival lirico e vi fanno tappa numerosi cantanti e band.

 

Architettura

Spaccato dalla parte con l'Ala che mostra le scale ed i passaggi, e mappa dell'anfiteatro, con segnalate le cloache

L'elemento base della pianta dell'anfiteatro è costituito dall'ellisse dell'arena (lo spazio centrale in cui si svolgevano gli spettacoli), che fu quasi sicuramente tracciata sul terreno all'inizio dei lavori: il perimetro esterno dell'anfiteatro si ottenne poi tracciando una linea concentrica a quella dell'arena. Questa ellisse base venne ottenuta con quattro cerchi, di cui i due minori (posti lungo l'asse maggiore) ottenuti suddividendo il semiasse maggiore in cinque parti di 25 piedi l'una, due delle quali altro non sono che il raggio preso all'estremità dello stesso asse maggiore. La curva maggiore invece ha un raggio di sette parti da 25 piedi, con il centro all'estremità del prolungamento esterno.

L'arena misura 75,68 m x 44,43 m, ovvero 250 x 150 piedi romani, dunque una cifra tonda, a conferma della semplicità del modulo base utilizzato, con un rapporto tra asse maggiore e asse minore di 5 a 3. La cavea è invece larga 39,40 m, ovvero 125 piedi, mentre le dimensioni massime dell'anfiteatro (asse maggiore x asse minore) sono di 152,43 m x 123,23 m, ovvero 520 x 420 piedi romani.

L'anfiteatro sorgeva su di una lieve prominenza artificiale (mentre oggi si trova sotto il normale livello stradale), e le sue fondazionierano costituite da una platea in opera cementizia. Tra l'anello più esterno e la base del podio vi è un dislivello di 1,60 m.[58] Il drenaggio delle acque, molto importante per un'opera di tali dimensioni, era assicurato da tre cloache anulari poste sotto il pavimento di altrettante gallerie concentriche, che non erano altro che la struttura portante del primo piano. Altre due cloache erano poste lungo gli assi maggiore e minore della struttura, e portavano le acque di scarico fino all'Adige (tra l'altro, una di queste è stata esplorata per circa cento metri). Questo sistema di fogne era molto efficiente, anche per via delle grandi dimensioni: l'altezza si mantiene costantemente sui due metri.Esse furono costruite con tratti di muratura a ciottoli legati con malta, e alternati a file orizzontali di tre mattoni, mentre grandi lastre di pietra fungono da copertura. Una tecnica simile era stata utilizzata per la messa in opera dell'impianto fognario cittadino.

 

Struttura interna

 

Partendo dall'interno dell'anfiteatro e muovendo lungo l'asse delle gallerie si trovano un massiccio in opera cementizia a 6,80 m dal margine esterno della cavea e quindi la prima galleria, larga 3 m ed alta 3,60 m, seguita dopo 11,18 m dalla seconda, larga 3,30 m ed alta 9,10 m, ed quindi la terza galleria a 14,45 m dalla seconda, larga 4,30 m ed alta 8,15 m.[61]Sopra la galleria più esterna ne sorgeva un'altra (delle stesse dimensioni), che, a sua volta, reggeva il portico della cavea.

Queste tre gallerie concentriche andavano a formare quattro settori. Partendo sempre dall'interno, tra l'arena e la prima galleria è presente il primo ordine di gradinate, il maenianum. Il primo corridoio anulare, detto praecinctio, poggiava sullavolta della prima galleria, e separava il secondo ordine di gradinate, tra prima e seconda galleria. Sopra la volta della seconda galleria vi era quindi il secondo corridoio anulare, che separava il secondo dal terzo ordine di gradinate. A questo punto le scale che portano ai vomitori hanno un andamento più complesso ed iniziano ad incrociarsi. Vi era quindi un terzo corridoio anulare che separava terzo e quarto ordine di gradinate. Dopo si alzava un portico, in corrispondenza della galleria più esterna, il cui tetto poggiava sul colonnato antistante la cavea da una parte, e su delle mensole (ancora visibili sull'Ala) dall'altra.

 

L'ingresso più monumentale dell'anfiteatro è posto ad ovest dell'edificio, quindi verso porta Borsari e la via Postumia: qui la volta centrale è alta il doppio delle altre e giunge fin sotto le gradinate della cavea. Il settore ovest doveva quindi essere il più importante,[61] come sembra confermare anche la diversa disposizione delle scale d'accesso rispetto al settore est: nel primo settore (quello ovest) gli ambienti sono simmetrici, in questo modo i corridoi sono realizzati rettilinei e conducono dunque gli spettatori direttamente agli ordini inferiori delle gradinate, mentre nel settore est i corridoi sono piuttosto irregolari, e la maggior parte delle persone veniva incanalato verso gli ordini di gradinate superiori. Al contrario, nel settore ovest la maggior parte degli ospiti era incanalato verso gli ordini inferiori. Inoltre, dall'ingresso monumentale, entrava probabilmente la processione che inaugurava i giochi.

 

Come arrivare a Verona - Auto, autobus, treno o aereo

In Auto 
Verona è facilmente raggiungibile percorrendo: 
- l'autostrada A4 Serenissima Milano - Venezia, uscendo a Verona Sud. 
- la A 22 Brennero - Modena, raggiungendo il raccordo con la A 4 in direzione Venezia con uscita a Verona Sud. 
Arrivati all'uscita dal casello autostradale seguire l'indicazione con la dicitura "tutte le direzioni" e successivamente quella per il centro. Distanze approssimative da Verona percorrendo l'autostrada: 
Vicenza km 51 Venezia km 114 Firenze km 230 
Brescia km 68 Bologna km 142 Roma km 600 
Padova km 84 Bolzano km 157 Napoli km 800 
Trento km 103 Milano km 161 

In Autobus 
Il centro della città è collegato con i comuni limitrofi e il Lago di Garda da un servizio pubblico di autobus di colore blu. 
La stazione degli autobus si trova di fronte alla Stazione FS di Verona Porta Nuova. 
Per controllare gli orari e le direzioni consultare il sito dell'Azienda Provinciale Trasporti Verona(APTV). 



In Treno 
La stazione principale è VERONA PORTA NUOVA, che si trova all'incrocio tra la linea Milano - Venezia e la linea Brennero - Roma. 
Esistono collegamenti con tutte le maggiori stazioni ferroviarie italiane per mezzo di treni diretti, Intercity e Eurostar durante tutto l'arco della giornata. 
Tempi approssimativi di percorrenza: da Padova 1 ora; da Vicenza 40 minuti; da Venezia 1 ora e mezza; da Milano 2 ore; da Roma 5 ore. 
Dalla stazione si può accedere agli autobus per il centro, con fermata in Piazza Bra, la piazza centrale dove si trova l'Anfiteatro Arena. 
Le linee per raggiungere il centro sono: 11, 12, 13, 14, 72 e 73. 


In Aereo 
L'Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca si trova a circa 10 chilometri dal centro città, in direzione sud-ovest. Presso l'Aeroporto Catullo operano varie compagnie aeree tra cui Air Dolomiti. 
È disponibile un servizio di autobus navetta dall'aeroporto alla Stazione FS di Porta Nuova e viceversa. La fermata dell'autobus si trova davanti alla stazione ferroviaria di Porta Nuova. Anche l'Aeroporto Gabriele D'Annunzio di Brescia Montichiari, a 52 Km da Verona, è collegato alla Stazione FS di Verona Porta Nuova da una navetta che effettua il servizio di collegamento due volte al giorno. Anche la fermata di questa navetta si trova davanti alla Stazione FS di Verona Porta Nuova.

 

Parcheggiare 

 
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Istruzioni per arrivare in auto 

L’Arena è facilmente raggiungibile percorrendo l'autostrada A4 Serenissima Milano - Venezia, uscendo a Verona Sud. 

Dalla A22 Brennero - Modena, raggiungendo il raccordo con la A4 in direzione Venezia con uscita a Verona Sud. 

Arrivati all'uscita dal casello autostradale seguire l'indicazione con la dicitura "tutte le direzioni" e successivamente quella per il centro. Per parcheggiare vicino all’Arena potete servirvi di “Parcheggio Arena” in via Bentegodi. 

Parcheggiare comodamente e prenotare il posto auto.

E' possibile prenotare il posto auto presso i seguenti parcheggi Saba Abertis, a un passo dall’Arena di Verona:

Parcheggio Arena
Via M.Bentegodi,8 - Verona - 37122

Parcheggio Arsenale
Piazza Arsenale,8 - Verona - 37126

Parcheggio Isolo
Via Ponte Pignolo, 6/c - Verona - 37129

Parcheggio Polo Zanotto
Viale Università,4 - Verona - 37129

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