Il Teatro Olimpico è una delle meraviglie artistiche di Vicenza. Durante il Rinascimento, un teatro non era un edificio a sé stante, come sarebbe diventato in seguito, ma un allestimento temporaneo di uno spazio esterno o di un edificio esistente; a Vicenza questi spazi erano i cortili dei palazzi o la sala del Palazzo della Ragione.
Nel 1580, all’età di 72 anni, Palladio ricevette l’incarico dall’Accademia Olimpica, il gruppo culturale di cui egli stesso faceva parte, di progettare un teatro permanente. Il progetto è chiaramente ispirato ai teatri romani, come descritti da Vitruvio: un auditorium ellittico a gradoni, incorniciato da una colonnata, con un fregio sormontato da statue. Davanti ad esso si trova il palcoscenico rettangolare e un maestoso proscenio con due ordini architettonici, aperto da tre arcate e suddiviso da semicolonne all’interno delle quali si trovano aedicule e nicchie con statue e pannelli con bassorilievi.
I critici definiscono l’opera “manieristica” per l’intenso effetto di luci e ombre, che viene ulteriormente accentuato da una serie di altre soluzioni ottiche utilizzate dall’architetto grazie alla sua esperienza: la progressiva diminuzione delle facciate in altezza viene compensata visivamente dalle statue sporgenti; egli gioca con sporgenze e nicchie per aumentare la percezione della profondità.
Il progetto di Palladio fu realizzato pochi mesi prima della sua morte e lui non vide il risultato; i lavori furono seguiti dal figlio Silla, che consegnò il teatro alla città nel 1583. La prima rappresentazione al Carnevale del 1585 fu memorabile; il soggetto era la tragedia greca Edipo re di Sofocle, e l’allestimento scenico riproduce le sette strade della città di Tebe, visibili attraverso le cinque aperture del proscenio grazie a un abile gioco prospettico. Il creatore di questa piccola meraviglia nel miracolo è Vincenzo Scamozzi. L’effetto fu così impressionante che le strutture lignee divennero parte stabile del teatro. Scamozzi fu inoltre incaricato di creare spazi accessori: l’“Odeo”, la sala in cui si tenevano le riunioni dell’Accademia, e l’“Antiodeo”, decorato con pannelli monocromi dal raffinato pittore vicentino Francesco Maffei.
La fama del nuovo teatro si diffuse prima a Venezia e poi in tutta Italia, suscitando ammirazione in chiunque vedesse realizzato il sogno umanista dell’arte classica rinata. Successivamente, nonostante un inizio così brillante, l’attività teatrale fu interrotta dalla censura sotto la Controriforma, e il teatro divenne un semplice luogo di rappresentanza: papa Pio VI vi fu ricevuto nel 1782, così come l’imperatore Francesco I d’Austria nel 1816 e il suo erede Ferdinando I nel 1838.
A metà del XIX secolo vi furono occasionali rappresentazioni classiche, ma fu solo dopo la Seconda guerra mondiale, con la minaccia dei bombardamenti scomparsa, che esse ricominciarono, in un teatro senza eguali nel mondo.

IT
EN
DE
FR
ES
RU
JP
RO